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   MOTIVAZIONI

IL MURO DELLE BAMBOLE

Il muro delle bambole. Educare alla prevenzione della violenza di genere. Progetto Io valgo
IO HO INIZIATO...E TU?

C'è chi fa convegni, parla, si confronta ed è ancora li' fermo a pensare  sulle possibili soluzioni  per arginare  la "Sottocultura del possesso che"Umilia, svalorizza e schiavizza la donna nel suo esser donna”; c'è chi  pur condividendo la necessità di  attivarsi sentendo il sangue ribollire davanti ad ogni singolo caso di cronaca  affonda la penna a rigor di logica in articoli che si intensificano nella giornata memorabile del 25 Novembre...poi cala il sipario fino al successivo evento o ricorrenza….eppure il ferro va battuto finché è rovente e lo è con   questo inarrestabile stillicidio di eventi .....che lasciano inebetiti per lo spavento, abituati allo sguardo di una classe politica indaffarata elettivamente, sconcertata  che mira a trovare una soluzione in tavoli tecnici di confronto; C'è chi fiuta un interesse e nella tragedia si muove come un avvoltoio cercando di strumentalizzare il dolore mercificandolo in nome del potere, della visibilità o dell’odiens eppure senza quest'ultimo le vite spezzate cadrebbero nel dimenticatoio….c’è chi spera di far gruppo  investendo  il suo tempo nel  cercare di associarsi con  figure di professionisti altisonanti, ma   per  il timore di essere  ombreggiato rimane  fermo nella ricerca di collaboratori di cui fidarsi o pur attivandosi realizza obiettivi social/pubblicizzati ma privi di risultati concreti, utili a far vedere di essere "SUL PEZZO". Ci sono poi quelli stufi di aspettare che agiscono per un forte senso di responsabilità sociale, forti del loro sapere e consapevoli delle proprie scelte s'incamminano anche da soli, pronti alle critiche e a  condividere la loro esperienza sociale senza alcun timore, perché non hanno più nulla da perdere, con chi approva gli obiettivi di una scelta, perché in gioco c'è il rispetto per la vita.

UN LUNGO VIAGGIO INIZIA A PICCOLI PASSI
Il progetto Io Valgo intende lasciare delle orme affinchè altri possano fare altrettanto

               Ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno

 

                      Questa è la storia di 4 persone,

chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno.

 

C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece, Qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno potesse farlo, ma Nessuno capì che Ognuno l’avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

QUANTE NE DEVONO MORIRE ANCORA........

......per capire ch'è arrivato il momento di agire......Se abbiamo ancora bisogno di sensibilizzare con conferenze, manifestazioni, eventi.... se abbiamo ancora bisogno di urlare il diritto alla vita, non ci siamo!!

A chi poi dovremmo urlarlo?

A  Sempronio..A Caio....a comuni cittadini che condividono un comune sentire....che si uniscono nelle piazze, nell'associazionismo  nel cui circolo virtuoso già si attivano con il cuore, mettendoci l'anima nel ripetere vuoi o non vuoi ciò che a fin di bene hanno già fatto altri....Siamo ancora qui ad aggiungere dopo l'ennesima notizia di femminicidio  un altro paio di scarpette rosse!

Quante sono le donne che ci hanno messo la faccia per chi ci ha rimesso la vita?

Politiche, scrittrici, giornaliste, giuriste, artiste, donne comuni e per ultime pian pianino si aggiungeranno anche le insegnanti e i presidi che facendo un  passo alla volta dalla cultura dell'educazione al  rispetto e della non violenza in generale allungheranno il passo all'educazione sulle pari opportunità fino ad arrivare alla prevenzione trasversale della violenza di genere......

"SE QUESTO E' UN UOMO IO NON SONO UN UOMO".

L'uomo che ha il potere di apportare un contributo alla causa non lo fa solo CON LE PAROLE per evidenziare il suo impegno sui social.......ma passa all'azione chiude il cerchio di fronte al problema e non trova giustificazioni...SE o MA..........Se  ancora oggi si parla di "Quote Rose"  di "Pari opportunità" e di " Discriminazione economica al femminile pur avendo le stesse competenze e ricoprendo lo stesso ruolo" si conferma che il potere è UOMO.

GLI UOMINI DI POTERE padri di figlie femmine, mariti intelligenti a sua volta figli e fratelli e nonni attenti, premurosi di altrettante donne.....potrebbero raccogliere questa sfida culturale...

I centri di antiviolenza e riabilitazione per uomini maltrattanti, le case delle donne ecc...sono il rimedio di una ferita sociale la cui causa è stata riconosciuta e ricollegata ad una "Forma Mentis Culturale".

Ecco perché è importante "EDUCARE ALLA PREVENZIONE DELLA VIOLENZA DI GENERE".

EDUCARE PER CONSAPEVOLIZZARE...E RESPONSABILIZZARE......

NELLA NOSTRA CULTURA C'E' UNA LACUNA SOCIALE DOVUTA AD UNA ASSENZA DI EDUCAZIONE SOCIALE CHE PUO' ESSERE COLMATA NEL TEMPO EDUCANDO NELLE SCUOLE I GIOVANI ...IL RICAMBIO  GENERAZIONALE.

ANDARE ALLA FONTE RICERCARE LA CAUSA....LO SI E' FATTO...

OCCORRE SOLO AGIRE.....SENZA PROCRASTINARE.SPOSTANDO IL POLO DI ATTENZIONE SU ALTRO. 

 

Basta con la violenza! Occorre educare al rispetto. La vita è sacra. Progetto Io Valgo
I TEMPI SONO MATURI

 

 

I tempi stanno cambiando, sono maturi, basta con notizie di donne vittime della frustrazione di”Ometti” che non accettano o non riconoscono la consapevolezza di una donna di non voler essere più un oggetto

 

Ci sono donne a cui va il nostro rispetto anche oltre il 25 Novembre che con la loro vita hanno lasciato un segno che continua ancora oggi, pur nella loro assenza…. Hanno deciso di ritrovare la loro libertà nella forza della ribellione, accettando il rischio di un prezzo troppo alto. Il grido delle assenti sta insegnando alle giovani ragazze che un vero sentimento non toglie la libertà di essere se stesse, non le isola, non le rende dipendenti dall’altro, non le fa sentire una nullità.

Goccia dopo goccia, una dietro l’altra hanno riempito il muro delle bambole. Con il loro silenzio hanno riempito pagine di giornali, hanno prestato la voce a programmi sul femminicidio, hanno riempito le piazze facendo urlare ” Basta alla violenza” dando la possibilità ad intellettuali di confrontarsi nei salotti bene su una probabile soluzione ad un fenomeno dilagante che non è ricollegato ad una sottocultura, ma senza generalizzare a all’insicurezza atavica di quell’uomo che non accetta di essere messo in discussione, padrone della donna, considerata meritevole della punizione più atroce, quando lei, è stanca delle sue umiliazioni o quando incontra un nuovo amore, privo di paura, che la rispetta e la fa sentire ancora viva e desiderosa di scegliere una nuova vita. Non è la perdita della sua presenza a farlo imbestialire, ma l’incapacità di sapere accettare un rifiuto, di reggere lo sguardo, l’opinione e il giudizio di chi gli ruota attorno, giustificandosi con il delitto d’impeto, nasconde la verità persino a se stesso, rifuggendo i rimorsi per trasformarsi in un “Animale da tribunale” consapevole che comunque vada non pagherà una vita spezzata, per tutta una vita.

Abrogato l’omicidio d’onore, permane ancora la “Cultura del possesso” senza distinzione di classi sociali.

Si è compreso che il percorso è la sensibilizzazione… ecco che nascono libri, fioccano le serate “Rosa” riempite di speranza. Si fa informazione/formazione per poche ore negli istituti scolastici superiori con interventi di professionisti autorevoli e qualche sfortunata che vittima e sfregiata in nome dell’amore si offre di diffondere il messaggio lasciando un monito: ”Attenzione!”. Dicono che “L’ albero si raddrizza quando è piccolo”e purtroppo è vero. Occorre educare nel rispetto dell'individualità  maschi e femmine anche trasversalmente alla prevenzione della violenza di genere sin da piccoli, rispettando il primo step dell’educazione alle pari opportunità. Intervenire alle superiori è già tardi, perché si è perso, del tempo importante per lavorare sulle emozione, per insegnare i sentimenti, affinché ci sia una risonanza emotiva per imparare a tradurre l’impulsività del gesto violento in parole e dialoghi, per gestire le frustrazione e non esplodere in moti di rabbia incontrollabili; non è sufficiente, purtroppo la sola visita di chi porta i segni di un'ingiusta violenza. 

Occorre formare i docenti ed avviarsi con dei percorsi annuali con obiettivi diversi, calibrati alle diverse fasce d'età che inizino sin dalla scuola dell'infanzia, comprendendo la primaria fino all'università.

Sono percorsi che dovrebbero accompagnarli nello sviluppo di una responsabilità personale e maturità sociale. Pensare ch'è si può intervenire affidando la realizzazione di progetti educativi esclusivamente ad associazione o cooperative esterne è sbagliato.....chi più degli insegnanti e dei genitori conosce e può avere una relazione continua e di fiducia con gli alunni?.....Senza nulla togliere alla valenza e alla professionalità delle associazioni, queste ultime da sole, non potrebbero garantire un monitoraggio continuo sulla maturità degli atteggiamenti e dei comportamenti responsabili o meno degli alunni.. il cui sviluppo psicofisico è in continua evoluzione... inoltre non può esserci un progetto valido per tutte le scuole, ma ogni progetto dev'essere costruito come un abito sartoriale su misura per quel specifico tessuto sociale, tenendo conto della possibile disparità socioeducativa che si potrebbe creare: non tutti i contesti scolastici potrebbero usufruire dei progetti finanziati di cooperative ed associazioni. L' intervento educativo sarebbe a "MACCHIA DI LEOPARDO" rischiando di creare una discriminazione nel favorire un contesto scolastico piuttosto che un altro.

Nell'ottica di un piano di miglioramento, prima di pensare ad una formazione diretta del corpo docenti o ad una probabile autoformazione su piattaforma, si potrebbe pensare di sfruttare le diverse competenze dello stesso personale docente....Abbiamo docenti plurilaureati, con competenze giuridiche, psicologiche, informatiche ecc.. E' chiaro che la formazione di tutti i docenti comunque dev'esserci...e non la rimetterei alla mera discrezionalità quando in ballo c'è l'educazione  al rispetto  della vita.....Bene ed interesse primario.

E' importante stipulare un protocollo d'intesa tra la scuola, il territorio e le associazioni genitori che vada oltre il patto di corresponsabilità al fine di realizzare una progettualità educativa sulla prevenzione della violenza di genere, che sia idonea per quel tessuto sociale e quel contesto scuola, personalizzato su misura con perizia artigianale.

Deve realizzarsi una sinergica intesa tra le diverse componenti di cui sopra.... la famiglia è parte integrante e fondamentale del percorso educativo dei propri figli.

I comitati genitori sono i primi a voler investire sulla formazione personale dei figli....a volte investono energie e soldi anche nel tinteggiare aule il cui onere è delle amministrazioni locali.

E' certo che far scuola in un ambiente gradevole agli occhi, contribuisce al benessere scolastico...ma chi non preferirebbe  investire su quelle competenze di vita che aiutano i figli a diventare più sicuri del loro essere ed esserci?..Competenze che entreranno nel bagaglio di vita che ciascun studente porterà con se nel suo viaggio personale e che all'occorrenza attingerà dalla sua memoria educativa ..Ecco perchè diverse associazioni di genitori hanno deciso di potenziare il patto di corresponsabilità contribuendo alla didattica offrendo per le classi corsi vari. La scuola è fatta di mura...ma le mura del nostro futuro sono gli alunni... saranno gli adulti del domani..... l'investimento va fatto su di loro!

Un bambino/a che cresce in un contesto famigliare dove assiste alle minaccia, offese o svalutazione della  figura femminile deve poter avere la possibilità di comprendere a scuola in una cultura del dialogo, del rispetto e del confronto costruttivo che esistono altri "MODELLI" e che il rispetto è basato sulla parità di genere....gli si deve offrire l' opportunità di comprendere che un uomo che arriva ad usare la forza fisica, la violenza verbale e psicologica su una donna, per sentirsi  un "Padrone incontrastabile" è solo un perdente! 

 

Per parità di educazione , senza distinzione di genere, va insegnato per prima l'amore e il rispetto per se stessi, prima ancora che per gli altri, soprattutto se l'amore per l'altro/a genera sofferenza.... Nel Levitico (BIBBIA) c'è scritto: " Amerai il tuo prossimo come te stesso" Non dice più di te stesso!

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