25 nov 2023Tempo di lettura: 2 min
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Educare alla prevenzione della violenza di genere
Non é un progetto ma un percorso interdisciplinare e trasversale di cinque anni; fa rete gratuitamente sul territorio e richiede la collaborazione sinergica delle famiglie; realizza dei compiti autentici con delle "Peer education" per gli alunni dell'istituto e per quelli appartenenti a scuole di altri istituti viciniori; inaugurazioni di panchine rosse; spazi di confronto con la metodologia del " Debate"; convegni per l'utenza territoriale in cui sono parte attiva gli stessi alunni; spettacoli interattivi con le famiglie, fumetti e prodotti digitali con relativa didattica.
La forza progettuale è l'assenza di terminologie cruenti, la collaborazione delle famiglie, inoltre il percorso viene portato avanti prevalentemente, anche con il supporto gratuito di professionisti, dalle insegnanti di classe. Non viene meno il rapporto di fiducia con le figure di riferimento e si sviluppa la "Dicibilità della parola".
Oggi la prevenzione alla violenza di genere, per quanto sia lodevole la si fa negli istituti scolastici superiori….ma è già tardi, si è perso del tempo importante per lavorare sulle emozione, insegnare i sentimenti, perché ci sia una risonanza emotiva per imparare a tradurre l’impulsività del gesto violento in parole e dialoghi, per gestire le frustrazione e non esplodere in moti di rabbia incontrollabili; non è sufficiente, purtroppo la visita di chi porta i segni di un'ingiusta violenza, né tanto meno un progetto di un monte ore, delegato ad associazioni e cooperative esterne che per quanto valide, sono prive di un rapporto relazionale continuo e di un occhio critico addetto al continuo monitoraggio in relazione al dinamismo psico-evolutivo dei ragazzi, rischiando se fosse affidato in modo esclusivo ad esse di esautorare la figura genitoriale e il rapporto relazionale insegnante/alunno.
Non può esserci un percorso valido per tutti ma va cucito come un abito sartoriale in base al contesto in cui si va ad operare a prescindere dagli obiettivi che devono essere calibrati alle diverse fasce di età.
Nel piano di miglioramento di ogni istituto scolastico vanno sfruttate le diverse competenze che hanno le insegnanti...creare una micro rete interna per agganciarla ad una territoriale.
Occorrerebbe creare dei percorsi educativo/didattici annuali dall'interno che siano verticali ed orizzontali ed esportarli territorialmente per realizzare degli ESEMPI EDUCATIVI DI BUONE PRATICHE e sarebbero molto più efficaci perché si creerebbe una didattica consapevole, responsabile, solidale nell'ottica di uno scambio culturale.
Se vogliamo creare una cultura del benessere socioculturale occorre educare anche trasversalmente alla prevenzione della violenza di genere sin da piccoli, rispettando il primo step dell’educazione alle pari opportunità. Intervenire alle superiori è già tardi.
Occorre formare i docenti ad avviarsi con dei percorsi annuali con obiettivi diversi, calibrati alle diverse fasce d'età che inizino sin dalla scuola dell'infanzia, dalla primaria e li accompagnino nello sviluppo di una maturità sociale e responsabilità personale.
E' necessario incoraggiare, le insegnanti a progettare percorsi che educano alla prevenzione anche trasversalmente della violenza di genere, a mettersi in discussione e realizzare dei compiti autentici con le famiglie e il territorio.
Mancano guide didattiche specifiche e tale argomentazione non viene trattata neanche trasversalmente sui libri di testo.... di certo non si faciliteranno le lezioni ma potranno contribuire con una didattica partecipata, condivisa, concreta ed innovativa alla "Cultura del rispetto" nell'ottica di un rinnovamento socioculturale.
E' un progetto che richiede delle buone capacità relazionali da entrambe le agenzie educative(Famiglia/scuola) per poter sviluppare una collaborazione che vada oltre il "Patto di corresponsabilità".
La differenza la fa molto la sensibilità, la formazione professionale del dirigente didattico che attiva corsi di formazione del personale e trova i modi per incentivare i docenti e le famiglie a collaborare al fine di garantire a tutti i bambini la stessa opportunità educativa......un bambino e una bambina che vivono in un contesto genitoriale che umilia ed offende la figura femminile o viceversa deve apprendere a scuola, senza entrare nel privato, che esistono altri modelli educativi....
Uno dei tanti appunti liberi finalizzato a spiegare il progetto "IO VALGO" agli ospiti che si prestano a creare una didattica interattiva.
Quando la responsabilità sociale incontra la competenza.
Il progetto educa alle pari opportunità, al rispetto per la propria e l'altrui persona, sviluppa la capacità decisionale, l'autostima...imparando a riconoscere la manipolazione e la dipendenza affettiva.
Fa comprendere che il proprio valore non dipende dall'opinione degli altri. Si Impara a non dover compiacere gli altri per sentirsi accettati ....si impara a saper dire dei “No” senza sentirsi in colpa...si impara a decidere, senza farsi condizionare. Si impara ad accettarsi per realizzare se stessi sentendosi bene in mezzo agli altri in qualunque situazione. E' importante comprendere il significato di “Volersi bene” come cura e rispetto di se stessi e capire che si ha il diritto ad essere felici e la stessa opportunità degli altri a realizzare i propri sogni e che l’unico limite è dettato dalla paura di non farcela e dal timore del giudizio degli altri quando gli si attribuisce un valore più alto del rispetto della propria persona ecc..ecc.
Prevenire è meglio che curare !
Milano